Homo homini lupus? No, ma non perché ci vogliamo tanto bene

“Però una cosa importante l’ho imparata. Saper disinnescare. Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi è un uomo saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti”

Probabilmente suona familiare, è una citazione del personaggio di Marco Giallini in una delle commedie italiane più originali degli ultimi anni, Perfetti Sconosciuti.

 

 

Il saper disinnescare, non combattere da lupo bensì assecondare, accomodare, non è un comportamento da deboli. Non lo dico, come si potrebbe ragionevolmente pensare, dal punto di vista retorico e moralista di uno spettatore empatico abbandonato alla facile trama di un film di Hollywood, in cui il protagonista, debole e timido all'inizio, ne esce esaltato e vincitore. Lo dico dopo un'analisi scientifica, un punto di vista insomma più autorevole e almeno teoricamente carismatico. Accomodare, spesso, è la strategia vincente.

Per un attimo cerchiamo di scostarci il più possibile da tutti quei valori sociali ai quali siamo inconsapevolmente obbedienti e nei quali completamente immersi fin dal nostro primo respiro. È tremendamente difficile ma, come spesso accade, molte cose prenderebbero forme più definite e convincenti.

Ammettiamo che ogni individuo sia razionale, ovvero che persegua il proprio interesse e cerchi di ottenere il massimo possibile nella competizione con gli altri individui. Cosa? Non è vero? Rileggi la parte sopra.

Ora viene la parte più ostica: stringi i denti. Prendiamo un insieme di individui che mangiano una volta al giorno, la sera. Facciamoli scontrare tutti a due a due, e mettiamo in palio un pezzo di carne per ogni scontro. È chiaramente un mondo no-vegan. I due sfidanti possono scegliere se comportarsi da lupo, attaccando, o da Giallini, accomodando. 

Se un lupo sfida un accomodante, allora il lupo vince e ottiene tutto il pezzo di carne. Se due lupi si incontrano, si fanno male e nessuno mangia il pezzo di carne. Se due accomodanti si incontrano, si dividono il pezzo di carne. Che strategia sceglieresti?

In un mondo di lupi, ti comporteresti da accomodante. Non mangeresti ma almeno non ti faresti male.

In un mondo di accomodanti, ti comporteresti da lupo. Otterresti ogni sera un pezzo di carne intero.

Altro indovinello: in una società fatta metà di lupi e metà di accomodanti, sei il capo di un gruppo di cento persone che vuole entrare in questa società e mangiare abbastanza per svilupparsi o almeno per non scomparire. Come imporresti di comportarsi alle persone del tuo clan? 

Da lupi? No, si scontrerebbero tra loro e con gli altri lupi, quindi avrebbero meno cibo. Si estinguerebbero.

Da accomodanti? No, mangerebbero in media meno di mezzo pezzo di carne ogni sera. Si estinguerebbero.

Metà lupi e metà accomodanti? Sì. 

In sostanza, ed è qui la chiave di discorso, se la società "funziona" è necessario adeguarsi alla strategia adottata dalla società in cui ci vogliamo integrare. In realta una società "funziona" proprio a causa di questa caratteristica.

Sembra un gioco, ma non lo è. È un modello estremamente semplificato di una società di individui in competizione per ottenere risorse limitate. La nostra, insomma.

Dopo che li abbiamo abbandonati, torniamo ai nostri valori condivisi, frutti ormai maturi di duemila anni di cristianesimo e duecento di capitalismo: la famiglia, il lavoro, la meritocrazia, la giustizia... . L'insieme di norme, prassi e valori che regola la nostra società continua ad esistere (è quindi vincente) perché impone ad ogni nuovo individuo di adeguarsi alle sue regole, alla sua prassi e ai suoi valori, per avere garantito il suo mezzo pezzo di carne ogni sera. Se per caso quest'ultimo decidesse di comportarsi diversamente, otterrebbe di meno, nulla o si farebbe del male.

Ovviamente un modello sociale per popolazioni ipercomplesse come la nostra non è perfetto. Fallisce soprattutto davanti a nuove ambientazioni, prospettive. 

Innovazione vuol dire nuovi equilibri, favorevoli per chi li crea. Dove trovo mancanze, o dove costruisco mancanze, io nuovo individuo innovatore posso comportarmi da lupo ottenendo di più. In questo modo farò sì che gli altri, notando il mio comportamento diverso e il mio guadagno maggiore, inizino anch'essi a cambiare comportamento e strategia. Sarò riuscito quindi a imporre la mia personale idea di norme e valori sociali, che probabilmente è lontana dall'essere ottima per la società ma che sicuramente lo è per me o per il gruppo di cui faccio parte. 

È quello che sta succedendo nell'economia del digitale, ad esempio. Vuoti regolamentari (ed etici) permettono a gruppi di pochissimi che si comportano da lupi (come dargli torto!) di ottenere molto di più di quanto gli spetterebbe e oltretutto di dettare con il loro comportamento le regole del gioco, disegnando progressivamente la scenografia di un anarchico, selvaggio far west. Ne parlavo in un articolo precedente.

Un altro esempio? Crisi del 2008: un gruppo di individui che lavorano per enti finanziari capisce che cambiando le regole del gioco otterrebbero un maggior profitto. Iniziano quindi a concedere mutui a chiunque e agglomerare il rischio in pacchetti bombe-a-mano, i derivati. La nuova prassi porta a maggiori guadagni e quindi viene assimilata con un implicito consenso. Si iniziano a commerciare derivati, tutti si comportano da lupi (o tutti da accomodanti!), gli equilibri cambiano e diventano insostenibili per il sistema, che ad un certo punto esplode. 

Perché nascono al mondo lo stesso numero di maschi e femmine? Perché i valori cristiani rimangono  più o meno saldi nel mondo occidentale? Perché la borghesia è ormai da due secoli la classe dominante? Sono domande chiaramente ipercomplesse, ma le cui risposte, a pensarci bene, posano tutte le radici in un modello semplice come quello dei lupi e dei Marco Giallini.

 

 

 

 

Mi scuso se ho trattato il lettore come un dodicenne neanche troppo sveglio, non lo voglio fare. Purtroppo stavolta è venuto così. Le cose di cui ho parlato non sono giochetti (se davvero sei così rétro che ti piace ancora dare alla scienza quel puzzo stantio ma autorevole di una vecchia biblioteca in legno tarlato, altrimenti li puoi vedere come giochetti intelligenti). In letteratura scientifica questi prendono il nome di Evolutionary Game Theory. Per saperne di più, se hai 40 minuti, un foglio di carta e ti piace la matematica (ma neanche troppo, livello quarta liceo), ti consiglio questo video condensato e illuminante.

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