In un mondo di informazioni e' necessaria un'educazione alla probabilita'

Troppo spesso se occorre sacrificare qualcosa del programma di matematica al liceo (anche scientifico), l'occhio cade sulla probabilita'. Personalmente, non l'ho mai capito, ma data la mia pigrizia l'ho accettato volentieri: sfogliando pagine di formule che credevo sterili e assiomatiche (sulla base delle due nozioni base che la professoressa ci dava, forse per sentirsi meno in colpa di aver saltato tutta quella roba) mi ero fatto l'idea che la probabilita' fosse una cosa non troppo arguta e inutile, perche' tutto quello che era scritto in quel matematichese complesso era gia' dentro di me. 




Su una cosa avevo profondamente torto, sull'altra (mooolto inconsapevolmente e con una buona dose di fortuna del principiante) avevo ragione: a distanza di anni e dopo aver studiacchiato un po' mi sono fatto l'idea (ma di fatto sono stato persuaso) che la teoria della probabilita' e' l'ambito della matematica che piu' si avvicina a quello che chiamiamo razionalita' o senso comune, che quindi sentiamo essere parte di noi, appartenerci da sempre.

Mi spiego meglio. Avete presente quel mondo di geometrie perfette, formulette complesse e sfruttamento impietoso di simboli da tutti gli alfabeti possibili che e' la matematica? Okay, possiamo dire con una buona dose di blasfemia che se la matematica e' Dio, la teoria della probabilita' e' un suo figlio sceso fra gli uomini. Insomma, una sorta di funzionale Gesu', con il compito di insegnarci che, se applicassimo piu' saggiamente due o tre regolette base (il vangelo secondo Gauss, la parabola di Bayes e l'Ascoltaci O Rinormalizzazione), allora inizieremmo ad interpretare un po' meglio i dati che ci arrivano, a smettere di scommettere tutto sulla squadra favorita e soprattutto a non votare Salvini.

Dicevo, che la probabilita' sia in un certo senso gia' dentro di noi non lo dico io, e non e' neanche una teoria cosi' speculativa. Jaynes dimostra che se partiamo da tre requisiti, che lui chiama latinamente desiderata, che sono in sostanza la rappresentazione della fantomatica plausibilita' con numeri reali, la corrispondenza di questa col senso comune (si', avete sentito bene, il senso comune) e la consistenza, allora con questi requisiti si ottienne che questa fantomatica plausibilita' e' una funzione che obbedisce agli stessi tre assiomi (quindi imposti dall'alto) relativi alla probabilita' enunciati anni prima da Kolmogorov. E quindi questa plausibilita', che obbedisce a tre criteri che sono straordinariamente scritti in un linguaggio che ha poco a che fare col matematichese (il senso comune?!), corrisponde praticamente alla probabilita'. Wow.












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